FRANCESCO FLAMIGNI

Prove pratiche tese a simulare una situazione il più possibile reale, per quanto poco auspicabile, con attenzione a ogni singolo dettaglio. Solo così si impara a trattare chi è colto da arresto cardiaco improvviso.
L’A.I.C.S. BASKET FORLI', dopo aver ricevuto in dono dal suo sponsor storico, la Tubozeta S.r.l. di San Martino in Strada (con quest'anno sono 10 gl'anni di collaborazione tra le due realtà), un defibrillatore semiautomatico esterno (D.A.E.), ha deciso di abilitare tutti i suoi collaboratori all’utilizzo dello strumento. E quando diciamo tutti, intendiamo proprio tutti: dai dirigenti agli allenatori, dagli istruttori minibasket all’autista che guida il pulmino di proprietà della Società per portare i bambini agli allenamenti.
Il corso, svoltosi il 2 febbraio nelle aule didattiche del 118 nel padiglione «Valsalva» dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì, testimonia l’attenzione della Società alla salute dei suoi atleti e alla preparazione di tutto il suo Staff. Le cinque ore di formazione, in cui i 22 partecipanti hanno seguito una lezione teorica per poi svolgere prove pratiche suddivisi in piccoli gruppi e un esame finale, sono state coordinate dalla Direttrice del corso, Barbara Bondi.
A insegnare ai ragazzi dell’A.I.C.S. BASKET FORLI' come intervenire in caso di arresto cardiaco e come usare, se necessario, il defibrillatore, sono stati istruttori qualificati del 118 per conto del Centro di formazione IRC (Italian Resuscitation Council). Alla fine del corso i partecipanti, tutti promossi, hanno ottenuto l’attestato di esecutori BLSD (rianimazione cardiopolmonare di base e defibrillazione precoce per la comunità).
Johnathan Angeli, istruttore minibasket, racconta come si è svolta la giornata: «Nell’ora di lezione teorica, tenuta da Barbara Bondi, ci è stato spiegato in quali situazioni possiamo e dobbiamo intervenire e ci sono state illustrate le diverse fasi dell’intervento, chiamato catena di sopravvivenza: innanzitutto il riconoscimento della cessazione dell’attività cardiaca, non legata alla presenza di altri traumi, e la chiamata al 118; poi la rianimazione cardiopolmonare con cicli di massaggi cardiaci e di insufflazioni (respirazioni bocca a bocca), nel caso in cui il defibrillatore non sia immediatamente disponibile; successivamente l’applicazione del defibrillatore e, se lo strumento lo indica come necessario, la corretta defibrillazione; infine un altro ciclo di rianimazione cardiopolmonare».
Eseguendo le quattro fasi correttamente, si possono aumentare le probabilità che la vittima esca da un arresto cardiaco senza danni cerebrali e si può facilitare il compito dell’equipe specializzata che interviene in un secondo momento.
«Dopo la lezione introduttiva – continua Angeli – il gruppo è stato diviso in sottogruppi e ci siamo dedicati alle prove pratiche, prima su manichini e poi fra noi. Io, all’inizio, ero un po’ impacciato e avevo difficoltà ad eseguire le operazioni, ma poi pian piano ho imparato. C’è chi, invece, si è dimostrato subito molto capace. La cosa che però mi ha colpito di più è stata l’attenzione degli istruttori a ogni dettaglio e la loro volontà di riprodurre una situazione il più possibile realistica. È ovvio che uno si augura di non dover mai utilizzare le tecniche e le nozioni imparate, però avere una formazione pratica ti dà un minimo di sicurezza: se dovesse servire, sappiamo come muoverci. Io insegno minibasket da molto tempo e nei corsi e nelle dispense della Federazione si parla molto di primo soccorso. Eppure non avevo mai frequentato un corso come questo che mi è sembrato davvero molto utile”.
E Fabio De Vitis, che si occupa del trasporto dei bambini agli allenamenti, ha dichiarato: «Mi è parsa una buona idea, quella della Società, di far partecipare anche me al corso. Più persone sanno operare in situazioni di emergenza, più il nostro intervento può risultare efficace».
Anche la Tubozeta ha inviato due dei suoi oltre 60 dipendenti al corso. L’azienda di Gianfranco Cappelli, infatti, ha intenzione di dotarsi entro breve di un defibrillatore: successivamente, almeno altri 4 dipendenti saranno formati al pari dei primi due già abilitati, in modo che durante ogni turno di lavoro ci sia personale in grado di utilizzarlo in caso di necessità.
Maurizio Molinari